Il mito Chianti Classico: Rocca delle Macie incanta Avellino / ilciriaco.it
Da ilciriaco.it, 26 novembre 2016, “Il mito Chianti Classico: Rocca delle Macìe incanta Avellino ”, di Alberto Nigro.
“L’appuntamento di questa settimana è davvero speciale e merita un cappello introduttivo. A DiVini Racconti, infatti, approda un mito, il Chianti Classico, e lo fa in tutte le sue versioni: Annata, Riserva e Gran Selezione.
L’occasione è offerta dalla serata degustazione dedicata ai vini di Rocca delle Macìe che si è svolta presso l’enoteca Garofalo. Serata ricca di emozioni che ha visto la partecipazione di Giulia Zingarelli, che insieme ai genitori e al fratello gestisce l’azienda di Castellina in Chianti, e di un volto avellinese notissimo, quello di Luigi Landolfo, meglio conosciuto come “Gigino della vineria” per avere gestito la prima vineria moderna sorta nel centro storico cittadino, aprendo così la strada a quanti sono venuti dopo.
Insomma, il format della rubrica è un po’ diverso dal solito, ma sia io che Gerardino siamo certi che ne sia valsa la pena. [..]
Giulia resta in piedi, io mi accomodo e tiro fuori il taccuino per prendere qualche appunto.
La prima cosa che le chiedo è: «Quando e come è nata l’esperienza di Rocca delle Macìe?».
«Tutto ha inizio nel 1973 -risponde- quando mio nonno, Italo Zingarelli, dopo essersi affermato nel mondo del cinema come produttore e regista (tra gli altri ha prodotto i classici di Bud Spencer e Terence Hill “Lo chiamavano Trinità” e “…continuavano a chiamarlo Trinità”, nda.), decide di avviare un’attività in cui impegnare anche i figli. Così, da Roma si reca in Toscana e acquista il borgo de Le Macìe, nella zona del Chianti Classico». [..]
Mentre parliamo, Giulia inizia a stappare le bottiglie per farle respirare un po’ prima della degustazione. «Il primo vino che presenterò -dice- è un Chianti Classico base del 2014, composto per il 95% da Sangiovese e per il restante 5% da Merlot. La 2014 è stata un’annata difficile che ha spinto molte aziende a non produrre vini top di gamma. Noi, però, forti di un grande lavoro svolto in vigna siamo riusciti a mantenere alti gli standard qualitativi e a non saltare la produzione».
Il secondo vino è una riserva 2013: «Per disciplinare -spiega Giulia- la riserva riposa almeno 24 mesi prima di entrare in commercio. La nostra resta quasi tutto il tempo in botti grandi di rovere francese e poi passa alla bottiglia. Il blend è formato da Sangiovese all’85%, Merlot al 5% e c’è anche un 10% di Cabernet Sauvignon».
Quindi il terzo vino: Riserva di Fizzano Gran Selezione 2013. «E’ un’anteprima -afferma Giulia-. Il Gran Selezione, infatti, affina almeno 30 mesi e il 2013 non è ancora in commercio. Questo vino, composto per il 95% da Sangiovese e per il restante 5% da Merlot, riposa in grandi botti di rovere francese, anche se una piccola parte di Sangiovese fa un passaggio in barrique prima di formare il blend».
Il quarto e ultimo vino è un vero e proprio omaggio: una bottiglia magnum di Riserva di Fizzano 2008. «E’ il vino -dice Giulia- la cui evoluzione ha portato, a partire dal 2013, alla nascita della Gran Selezione». [..]
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Il mito Chianti Classico: Rocca delle Macìe incanta Avellino
Fonte: Vinotype.it – Link Articolo diretto