Rocca delle Macie

L’equilibrio creativo nella Vendemmia 2020

Le piogge nei vigneti di Rocca delle Macìe sono cadute abbondanti nell’autunno-inverno scorso tanto da creare una buona riserva idrica per le viti utilizzata già in primavera, che, molto calda, le ha fatte risvegliare con qualche giorno di anticipo rispetto alla media degli anni passati. Ma le gelate tardive sono sempre in agguato, e non sono mancate in Toscana e a Castellina in Chianti, anche se non generalizzate e tutto sommato limitate. A inizio luglio è iniziata l’invaiatura, un periodo bellissimo per andare nei vigneti e godere della trasformazione dei colori delle bacche che assumono diverse tonalità di rosso e di viola e che dimostra il grande cambiamento in atto all’interno dell’acino: inizia la sintesi degli aromi e delle sostanze che daranno colore, profumo e gusto al vino. Operazione che darà molti più risultati quanto maggiore sarà l’escursione termica, come quella caratterizzante questa stagione. Giornate calde seguite da notti fresche hanno attivato lo sviluppo dei precursori che non sono stati disturbati dal caldo dell’inizio di agosto, poi mitigato da piogge provvidenziali a inizio settembre. L’uva ha continuato indisturbata il proprio ciclo di maturazione.

“Oggi i grappoli del sangiovese – conferma Sergio Zingarelli – sono in parte raccolti o pronti per la vendemmia, e soprattutto quelli dei vigneti destinati ai vini di punta dell’azienda, i Chianti Classico Gran Selezione Sergio Zingarelli e Riserva di Fizzano, il Sergioveto, il Sant’Alfonso, continuano ad essere seguiti senza un attimo di sosta. I tempi della raccolta sono decisi in base all’esperienza e sensibilità di Alfio Auzzi, nostro responsabile viticolo, e dell’enologo Luca Francioni, coadiuvati dalla consulenza di Lorenzo Landi: gli acini vengono assaggiati, analizzati e soppesati, è solo il palato degli esperti a decidere il momento giusto per le selezioni vendemmiali”.

Il vino, risultato di una interazione tra la natura e la capacità sempre più attenta dell’uomo di interpretarla, è una sorta di opera d’arte, un prodotto di per se non indispensabile alla vita materiale dell’uomo, ma soddisfazione di un piacere che passa attraverso tutti i sensi e produce emozioni. Per questo ogni momento nel vigneto, dal risveglio della vite alla raccolta dei suoi frutti, è “il momento” è quel gesto, quella pennellata che contribuirà alla composizione finale del quadro.

Una tavolozza di gusto e profumi che nel sangiovese, uva di elezione dell’azienda Rocca delle Macìe e del suo patron, Sergio Zingarelli, ha delle caratteristiche di base che si possono ritrovare in tutti i vini che produce: frutti rossi e neri, soprattutto amarena, prugna e mora, con una componente floreale di viola e rosa. Col tempo e con l’invecchiamento arriveranno sensazioni di fiori secchi, pepe, torrefazione. Per arricchirsi poi di aromi balsamici, scorze d’arancia, menta, e ancora vaniglia, tabacco e liquirizia.

L’andamento climatico esalta queste caratteristiche perché agisce direttamente sull’acino: per questo ogni vignaiolo spera sempre nell’”ottima annata”. E la vendemmia 2020, anche se non generosissima, a Rocca delle Macìe si può inserire in questa categoria.

L’uva poi, raccolta e portata in cantina, viene affidata alla sensibilità dei cantinieri, che con una materia prima a disposizione così curata, hanno l’importante compito di aiutarla a trasformarsi nei vini selezionati da ciascun vigneto, e quindi con un loro carattere già codificato che deve essere messo in condizione di esprimersi al meglio. E l’opera d’arte è pronta: il tempo farà il resto.